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RAPPORTO FAO-OCSE

La volatilità dei prezzi ipoteca i mercati agricoli

Nel lungo periodo si stima una frenata della produzione agricola: nessun rischio sugli stock mondiali, ma resta l'incognita siccità - Cresce il peso dei Paesi emergenti, trainati dal colosso cinese

Rallenterà la produzione agricola globale nei prossimi dieci anni, con un tasso di crescita dell'1,5% l'anno, rispetto all'attuale 2,1%. Nessun problema però sui livelli di scorte alimentari che saranno comunque sufficienti a soddisfare la domanda di cibo crescente; e questo nonostante la limitata espansione della terra coltivata, l'aumento dei costi di produzione e la pressione crescente su risorse e ambiente. E' quanto emerge dal rapporto Ocse-Fao sulle prospettive dell'agricoltura per il 2013-2022, secondo il quale i prezzi dei prodotti agricoli e di origine animale nel medio termine rimarranno superiori ai valori medi storici a causa della crescita più lenta della produzione e di una domanda più sostenuta anche di biocarburanti.
 Il rapporto mette in evidenza come l'agricoltura sia sempre più trainato dal mercato piuttosto che dalle politiche, offrendo ai paesi in via di sviluppo importanti opportunità d'investimento e benefici economici, Cina compresa, a cui il rapporto dedica un focus.
Proprio in Cina, secondo la Fao, la sicurezza alimentare è notevolmente migliorata, con il numero dei sottonutriti calato dal 1990 ad oggi di quasi 100 milioni, nonostante la popolazione sia cresciuta di 200 milioni. Progressi notevoli per il gigante asiatico, destinato a quintuplicare la propria produzione, anche se con un ritmo più lento a causa dei crescenti limiti su risorse e lavoro rurale. Secondo il rapporto l'aumento dei consumi supererà dello 0,3% quello produttivo, pur rimanendo un paese autosufficiente per quanto riguarda le principali colture. Con una crescita del reddito elevata e un settore agroalimentare in rapida espansione, la Cina avrà una grande influenza sui mercati mondiali: le importazioni di semi oleosi aumenteranno del 40% raggiungendo il 59% del commercio globale, continueranno poi ad espandersi sia il settore lattiero-caseario che quello delle carni e questo si tradurrà in maggiori importazioni di cereali foraggeri.
Da qui a 10 anni la Cina diventerà il più grande consumatore pro capite a livello mondiale di carni suine, superando l'Unione europea; dovrebbe poi mantenere il primato nel settore dell'acquacoltura con il 63% della produzione confermandosi il maggiore esportatore di pesce.
A giocare un ruolo determinante nei prossimi 10 anni, secondo il rapporto, saranno comunque i Paesi in via di sviluppo e questo sia in termini di commercio mondiale che di produzione. Si prevede che il 57% dell'aumento produttivo di cereali giungerà da queste economie, dove si stanno anche facendo importanti investimenti per ottenere rese più elevate.  Paesi emergenti che rappresenteranno l'80% della crescita della produzione globale di carne, diventando i più grandi esportatori anche di riso, semi oleosi, oli vegetali, zucchero, pollame e pesce.
Sulla sicurezza alimentare nei prossimi anni, conclude il rapporto, continuerà comunque a pesare il problema della volatilità dei prezzi, amplificato dal fatto che le riserve di cibo nei Paesi a maggior consumo e produzione rimangono basse. Una siccità di grandi proporzioni come quella registrata lo scorso anno, infatti, unita a basse riserve di cibo, potrebbe portare a un rialzo dei prezzi mondiali del 15-40%.

 
 
 

Sabina Licci

 
 
 

PianetaPSR numero 22 - giugno 2013