Prima un diploma da ragioniera, poi viticoltrice che si limitava a conferire a una cantina sociale, infine la decisione di chiudere il cerchio e puntare alla produzione di vino pregiato, una scommessa centrata grazie anche al sostanziale contributo ricevuto dal Programma di sviluppo rurale del Piemonte. Sono le tappe della storia imprenditoriale di Nadia Toscanini, 36 anni, che sei anni fa decide di cambiare rotta, gestendo in prima persona l'azienda di famiglia intestata prima alla nonna e poi a suo padre.
L'azienda conta 27ettari coltivati tutti a vigneto nel cuore del Monferrato ad Ovrano, sopra Acqui Terme, in provincia di Alessandria. Una passione che si è sviluppata cammin facendo, tanto da farle scoprire non solo la soddisfazione di essere produttrice, ma spingerla anche ad andare alla scoperta di vitigni dimenticati da oltre 200 anni.
"E' stata una decisione importante che ha cambiato la mia vita. Dedicarsi alla propria azienda, ampliarla e vederla cambiare giorno per giorno è davvero una gran bella soddisfazione", afferma con orgoglio Nadia.
Cosa è cambiato con la sua gestione?
Direi il core business dell'azienda, perché una cosa è vendere l'uva a terzi come si faceva prima, altro è produrre il tuo vino dai tuoi vitigni e venderlo, potendo avere la tua cantina. Una vera chiusura del cerchio che comprende anche il rispetto per l'ambiente. Abbiamo, infatti, installato su tutta la lunghezza del tetto della cantina, circa 10 metri di pannelli fotovoltaici che ci permettono di produrre quasi tutta l'energia elettrica che utilizziamo in un anno".
Insomma una vera svolta.
Sì, prima di aderire al Psr cedevamo infatti le nostre uve alla cantina sociale nel comune di Fontanile. Da due 2 anni, invece, vinifichiamo tutta la nostra uva rossa, producendo Dolcetto, Barbera e Cabernet. Il passo decisivo è stato costruire la nostra cantina e questo lo abbiamo potuto fare beneficiando dei fondi dello sviluppo rurale che hanno coperto il 50% della spesa complessiva, ossia circa 110mila euro. Siamo davvero molto orgogliosi, sono circa 300 mq disposti su due locali. Ora puntiamo a imbottigliare in azienda e per questo abbiamo già pronte diverse vasche in acciaio. Anche in questo caso abbiamo utilizzato un contributo europeo di 70 mila euro, come misura di 'ammodernamento azienda' che andrà a coprire il 40% della spesa sostenuta.
Come è stato l'iter burocratico?
Tutto è iniziato nel 2010, il saldo per la cantina lo abbiamo ottenuto a luglio scorso, dopo il sopralluogo della provincia di Alessandria avvenuto a maggio. Direi che è stato abbastanza agevole e ne è valsa davvero la pena.
Dove vendete il vostro vino?
All'ingrosso, al momento abbiamo trovato sei grossisti della provincia di Cuneo. L'uva moscato e brachetto continuiamo invece a venderla alla cantina sociale di Fontanile.
Di che produzione si parla?
Nel 2011 abbiamo vinificato tutto il Dolcetto e una parte di Barbera, per un totale di circa 600 quintali di vino; nel 2012 invece, avendo potuto aumentare la capienza della cantina, siamo arrivati a sfiorare i 1.000 quintali. Abbiamo anche iniziato a produrre una piccola parte di Dolcetto e Barbera con una nostra etichetta, ma per il momento l'imbottigliamento lo abbiamo affidato a terzi. Speriamo presto di poterlo fare noi in azienda.
Avete problemi per reperire la manodopera?
In azienda abbiamo due dipendenti fissi e per la vendemmia solitamente assumiamo per circa un mese altre 5 persone. Da quando ho iniziato a lavorare in campagna ho imparato a fare tutti i lavori manuali ... il trattore è la mia vera passione. Certo, la crisi ovviamente si sente e i sacrifici bisogna farne per portare avanti l'azienda, ma fino ad ora ne è valsa la pena".
Progetti per il futuro?
Il traguardo più vicino è aggiungere alla cantina la parte imbottigliamento, anche perché il locale lo abbiamo, dobbiamo solo finirlo di attrezzare. Vogliamo anche ingrandire l'azienda, abbiamo infatti già acquistato 3,5 ettari di nuovi terreni dove vorremmo mettere del vitigno autoctono Bonarda".
Ha una vera passione per gli autoctoni!
In effetti mi appassionano. Quattro anni fa ho fatto delle ricerche sulle tradizioni vinicole del territorio piemontese, scoprendo il vitigno 'Gamba di Pernice' che risaliva addirittura al 1800 per poi essersi estinto negli anni. Mi aveva incuriosito il nome e la sua particolarità, il colore rosso del raspo. Casualmente sono venuta a sapere che un vecchietto delle mie zone ne aveva qualche filare. L'ho subito contattato e mi sono fatta dare dei tralci tagliati in potatura; li ho portati da un vivaista e me li sono fatti innestare e così nel giro di due anni abbiamo piantato 1,5 ettaro di 'Gamba di pernice' che vendemmieremo per la prima volta il prossimo autunno. Una gran bella soddisfazione per una neo-produttrice.
Sabina Licci
PianetaPSR numero 22 - giugno 2013