Il percorso europeo verso lo sviluppo, soprattutto nelle aree rurali, in grado di conciliare il rilancio dell'occupazione e la crescita più attenta ed efficiente nell'impiego delle risorse, si è incardinato nell'ultimo decennio in una serie di politiche e di strumenti finanziari sempre più mirati alla gestione sostenibile delle risorse ambientali.
In questo senso, la necessità di integrazione si sta manifestando, in questa fase di riforma della programmazione, attraverso la spinta ad azioni c.d. "plurifondo", ovvero in grado di raccogliere risorse da più strumenti finanziari comunitari: dai Fondi per la coesione al FEASR, dai Programmi quadro per la ricerca alla European Innovation Partnership (EIP).
Un settore di intervento tagliato per queste azioni sembra essere quello delle infrastrutture verdi (GI "green infrastructure"), al centro di una recente Comunicazione[1] della Commissione europea che le definisce come "una rete di aree naturali e seminaturali pianificata a livello strategico con altri elementi ambientali, progettata e gestita in maniera da fornire un ampio spettro di servizi ecosistemici. Ne fanno parte gli spazi verdi...le aree costiere e marine. Sulla terraferma le infrastrutture verdi sono presenti in un contesto rurale e urbano".
Si tratta di elementi sia di tipo naturale, come parchi, riserve forestali, siepi, aree umide e marine, che frutto dell'intervento dell'uomo, come corridoi ecologici e piste ciclabili. L'aspetto cruciale riguarda i numerosi benefici (si veda la tabella) che le GI sono in grado di apportare nei diversi contesti in cui vengono integrate a livello di pianificazione territoriale, con uno spettro che va dalla gestione del suolo alla mitigazione dei cambiamenti climatici, dalle opportunità di investimento nella green economy al legame ad esempio tra biodiversità e aspetti culturali e ricreativi e, non da ultimo, l'opportunità di contrastare l'esclusione sociale e ridurre le distanze tra la produzione e il consumo di alimenti.
Con riferimento alle politiche agro-ambientali per la gestione delle acque, integrare le GI nella gestione dei distretti idrogeografici, prevedendo apposite azioni all'interno delle misure dei Piani di gestione, e nell'attuazione dei PSR può contenere l'impatto antropico avendo effetti positivi sulla qualità delle acque (es. fasce tampone) e sull'assetto idrogeologico (es. invasi di contenimento e casse di espansione lungo i corsi d'acqua).
Azioni come queste potrebbero essere finanziate dagli strumenti innovativi che la Commissione europea intende attivare per riconoscere il valore dei servizi ecosistemici e la loro misurabilità, come dichiarato nella Comunicazione "Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse"[2] .
La PAC interviene a supporto della realizzazione delle GI laddove, nell'ambito del pagamento per le pratiche agricole benefiche per il clima e l'ambiente (c.d. greening), prevede in particolare la realizzazione di un'area di interesse ecologico (EFA-Ecological Focus Area) con terreni a riposo, terrazze, elementi caratteristici del paesaggio, fasce tampone e superfici oggetto di imboschimento.
Lo sviluppo rurale, traendo le basi dalle priorità strategiche 4 e 5 [3], può contribuire in particolare con le misure a investimento non produttivo connesso a impegni agroambientali/silvoambientali e alla valorizzazione di aree protette, con le indennità Natura 2000 e Direttiva quadro acque (es. SIC e ZPS posso rappresentare integralmente delle GI), nonché con le misure forestali [4].
Naturalmente la condizionalità, in qualità di politica a cavallo tra i due pilastri della PAC, presenta alcuni importanti impegni correlati alle GI, come la realizzazione di fasce tampone lungo i corsi d'acqua [5] e la protezione delle zone umide e dei terreni ricchi in carbonio [6].
Anche la EIP (PEI-Partenariato Europeo per l'Innovazione) può svolgere un ruolo cruciale nella condivisione di approcci innovativi alla diffusione delle infrastrutture verdi, ad esempio costituendo gruppi operativi nell'ambito di progetti LIFE+ per realizzare corridoi e network ecologici a beneficio di percorsi verdi, in grado di coniugare la tutela della biodiversità e lo stimolo al turismo rurale.
Trattandosi le GI, di fatto, di servizi ecosistemici e avendo già richiamato l'importanza della valutazione di tali servizi, si può ipotizzare una serie di indicatori di resilienza ecosistemica, di biodiversità e di connettività che potrebbero appunto "misurare" la performance delle infrastrutture verdi in termini ad esempio di specie (numero di specie differenti in una data area, turnover di specie rare,...), habitat (superficie di aree ripristinate, attributi fisici del suolo, indicatori di funzionalità e connettività di un'area,...), contrasto al cambiamento climatico (quantità di carbonio stoccato nel suolo,...)[7].
In sintesi, le infrastrutture verdi posso essere un tavolo di prova importante per finalizzare le politiche europee plurifondo a livello agro-ambientale, poiché sono in grado di preservare il capitale naturale e, di conseguenza, attraverso il miglioramento della qualità della vita forniscono elementi per potenziare il capitale umano, al centro della strategia Europa 2020.
Le ricadute positive delle infrastrutture verdi sul territorio
Francesco Serafini
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PianetaPSR numero 22 - giugno 2013