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FONDI STRUTTURALI

Sviluppo rurale, l'Italia regge il passo dell'Europa

Con oltre 5 miliardi erogati da inizio programmazione il nostro Paese è terzo dietro Polonia e Germania - Bene investimenti, giovani e agroambiente, ma il ritardo dei Leader abbassa la media 

L'avanzamento del bilancio comunitario è il punto di riferimento attraverso il quale si verifica il rispetto della cosiddetta "regola del disimpegno  automatico" dei fondi comunitari. Benché tale regola si applichi a livello di programma e non di Stato membro, le informazioni messe a disposizione dai servizi della Ue permettono comunque il confronto a livello di "sistema paese" in termini di performance delle spese e di eventuale grado di rischio di perdita dei fondi comunitari.
L'analisi della performance di spesa degli Stati membri non può prescindere, ovviamente, dal peso finanziario dei fondi assegnati sul bilancio dell'Unione Europea. Ma non è l'unico parametro per una efficace lettura dei dati: la superficie territoriale di un paese, la numerosità delle aziende agricole compresa la loro dimensione, la forma di stato  (a struttura centralizzata o regionalizzata) sono tutti fattori che influenzano la performance complessiva. Un paese "piccolo", con poche e grandi aziende agricole, a struttura centralizzata, avrà, come è ovvio, una maggiore facilità nella spesa dei fondi assegnati, ma l'impatto complessivo sulle politiche agricole europee sarà esiguo.

 

Spesa dei fondi Ue per lo sviluppo rurale nei Paesi europei

importi in milioni di euro - dati aggiornati al 31 maggio
 

Fatte queste opportune considerazioni, vediamo ora da vicino cosa dicono i numeri. Le risorse assegnate all'Italia si collocano al terzo posto, dopo Polonia e Germania, con il 9,35% del totale budget europeo. La responsabilità affidataci dell'uso efficiente ed efficace dei fondi europei è alta. Le importanti risorse FEASR avute in dote, pari a 8.985 meuro, superano, in termini di assegnazioni, la Francia, la Spagna e, anche se di poco, la Romania.
D'altra parte, il budget di paesi come il Regno Unito, il Portogallo, l'Austria e Ungheria è pari alla metà di quello dell'Italia (con un peso del 4% sul totale Ue), mentre ben 16 paesi (tra cui Irlanda, Belgio, Danimarca, Slovenia ecc.) hanno assegnazioni inferiori a due miliardi di euro complessivi nei sette anni, con un peso inferiore al 2% sul budget dell'unione.

 

Le erogazioni Feasr effettuate della Commissione Europea agli Stati Membri da inizio programmazione  ad oggi -  sia in termini di anticipi iniziali, sia di rimborsi delle spese effettivamente sostenute - ammontano a 64 miliardi di euro: L'Italia con oltre 5 miliardi di euro erogati si colloca al  terzo posto per entità di fondi erogati al settore agricolo dopo Polonia e Germania. Con una  capacità di spesa del 61,13%, il nostro paese si trova ampliamente nella media europea, assieme a paesi come la Spagna, Regno Unito, Portogallo Ungheria e Polonia.  Eccelle l'Austria con l'84% dei fondi utilizzati (ma con una dotazione dimezzata rispetto alla nostra), seguono la Germania (73%) e la Francia (72%).

 

Confronto tra Italia e Europa fra le principali politiche di intervento

Fonte dati: DPS su dati MEF - IGRUE e Rete rurale nazionale, elaborazione: Rete rurale nazionale
 

Raggruppare l'eterogenea lista di misure dello sviluppo rurale per interventi omogenei,  superando così la consueta suddivisione per Assi, rappresenta un esercizio che può tornare utile per un'analisi ragionata della spesa dei fondi comunitari.
Dall'esame dei dati emerge, che le politiche agro ambientali, sul ricambio generazionale e per gli interventi strutturali hanno un buon andamento nel loro complesso; lo si nota subito dal confronto (vedi tabella) con lo stesso tipo di interventi a livello di Unione Europea.
La spesa sull'agroambiente al 31 maggio 2013 si attesta al 71%, in linea con quella europea; dello stesso livello per il ricambio generazionale (70,6%), per gli interventi strutturali (50,6%) e quelli forestali (49%).
Nel dettaglio, i dati mostrano che sul fronte degli investimenti agricoli (misura 121) la percentuale di spesa è del 57,2%, di pochi punti percentuali inferiore alla media europea del 64%, ma con un volume di risorse destinate pari al 16% del totale contro una media europea di appena il 12%.
Per quanto riguarda l'insediamento dei giovani agricoltori (misura 112) la spesa si attesta al 72,2% superando così la media europea del 66%.Ottima performance si registra anche sulla misura 123 (accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali) con 342 meuro spesi su 623 meuro complessivi, pari al 54,9%, mentre a livello europeo la percentuale è del 48%.
Quindi, se da una parte le misure degli Assi 1 e 2 non presentano particolari criticità e risultano in linea con la performance europea, dall'altra gli interventi sulla diversificazione dell'attività agricola (Asse 3) e Leader scontano un ritardo nell'attuazione con una spesa al 27% contro una media europea del 44%.
Ritardo che, ci preme sottolinearlo, deve essere al più presto colmato in questi due anni e mezzo che mancano alla fine della programmazione 2007-2013, che operativamente si allunga fino al 2015 .
Gli interventi di questo tipo scontano più degli altri difficoltà burocratiche e amministrative che rappresentano il primo ostacolo e uno dei maggiori rischi per chi, investendo, intende intervenire sul territorio. Tempi brevi e certezze sulle procedure (es. rilascio delle autorizzazioni) sono fra i principali requisiti invocati da chi vuole investire; al contrario, l'incertezza sugli esiti delle pratiche acuisce i rischi e disincentiva gli investimenti, frenando quindi l'utilizzo dei fondi.
La sintesi suggerita dai numeri e dalle considerazioni fin qui fatte sul confronto tra Italia e Unione Europea, mostrano che c'è un buon margine per consolidare e migliorare la buona posizione raggiunta.

 

Ruolino di marcia delle principali misure

dati in milioni di euro
 

A tal riguardo, sarà utile sfruttare al massimo il margine di flessibilità per le modifiche finanziarie dei Psr senza bisogno di nuova decisione comunitaria che, in vista della chiusura dei programmi 2007-2013 e della programmazione che verrà, è stato aumentato dalla Commissione europea al 3 per cento. Ciò permetterà di rientrare nella giusta direzione le politiche di intervento e migliorare la capacità di spesa dei PSR in modo da rispondere, in modo molto più efficiente, alle esigenze del territorio  che, negli ultimi anni, sono notevolmente cambiate rispetto al contesto socio-economico in cui erano state programmate.

 
 
 

Luigi Ottaviani

 
 
 

PianetaPSR numero 22 - giugno  2013