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SICILIA
 
AREE INTERNE

Turismo, natura e cultura: spazio ai borghi rurali

La via per il rilancio passa per la valorizzazione del patrimonio di biodiversità e tradizioni - L'esempio di Alcara Li Fusi, il piccolo centro dei Nebrodi che vanta  la festa più antica del'Italia

Alcara Li Fusi è un piccolo centro della provincia di Messina che sorge alle pendici dei Monti Nebrodi, ai piedi della Rocca Traura, contrafforte settentrionale del complesso montuoso delle Rocche del Crasto. Con 6.236 ettari ricadenti all'interno del Parco dei Nebrodi, di cui il 43% nelle zone A e B, anche il territorio di questo piccolo comune di circa 2.000 abitanti è ricco di risorse  naturali, corsi d'acqua, boschi, biodiversità, bellezze architettoniche e paesaggistiche. Basti ricordare che proprio sulle Rocche del Crasto site nel territorio alcarese nidificano alcuni volatili rapaci come il Grifone e l'Aquila Reale.
In questo angolo di Sicilia immerso nel verde, ora un po' spopolato ma un tempo vivace insediamento profondamente legato all'agricoltura ed alla pastorizia, la dimensione rurale è ancora memoria collettiva, storia, mito, tradizione, arte e cultura.
Spinta dall'interazione con il partenariato, la politica di sviluppo rurale prova a dare risposte ai fabbisogni di queste aree e rilanciare percorsi di crescita e di sviluppo endogeno che mettano al centro le ricchezze di questi luoghi.
La magnifica cornice naturale del Parco dei Nebrodi e il ricco patrimonio culturale ed artistico che costituisce l'essenza della identità alcarese, rappresentano un elevato potenziale di attrazione che può contribuire a rivitalizzare l'economia di questo piccolo centro rurale grazie ad un mix di iniziative diversificate. Infatti, con il patrocinio della Regione Siciliana (Assemblea Regionale Siciliana, Assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, Assessorato delle Risorse Agricole e Alimentari) nel programma della festa di quest'anno, dal 21 al 24 giugno, tra sacro e profano si intersecano i riti religiosi, le visite naturalistiche guidate, le escursioni, il trekking sui sentieri dei grifoni, le degustazioni di prodotti tipici, le esposizioni artistiche ed artigianali, una mostra fotografica e una rassegna di canti popolari del Mediterraneo, il tutto esaltato dalla calorosa ospitalità della gente di Alcara.
Di origine antichissima, forse ellenica, Alcara sarebbe stata fondata, secondo la leggenda, da Patrono il Turiano, compagno di Enea. Nel corso dei secoli la cittadina è stata contesa dalle dominazioni di Bizantini, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini e Borboni, soprattutto per la posizione strategica che le consentiva di dominare la valle del torrente Rosmarino. Il 17 maggio 1860 fu al centro di una rivolta contadina violentemente repressa da un gruppo di garibaldini e ricordata dallo scrittore Vincenzo Consolo nel suo capolavoro "Il sorriso dell'ignoto marinaio".
Come ogni anno, il 24 giugno si celebra ad Alcara la "Festa del Muzzuni", un rito di origine pagano, risalente al culto della dea Demetra, propiziatorio della fertilità della terra e inno al rigoglio della natura, all'amore e alla giovinezza, che si ripete, secondo i demo-etno-antropologi, da oltre 4 mila anni. L'evento, inserito dalla Regione Siciliana nel Calendario ufficiale delle manifestazioni di grande rilievo turistico, è considerato, a buon diritto, la festa più antica d'Italia.
Il termine "Muzzuni" si riferisce al grano che viene falciato e raccolto in fascioni ("mazzuna") oppure, con più probabilità, alla brocca priva di collo ("mozzata") che viene esposta orgogliosamente da ogni quartiere di Alcara, su di un altarino sistemato su "pizzare" (tappeti colorati tessuti a mano) tra stoffe brillanti e decorazioni d'oro, spighe di orzo e di grano, lavanda, garofani e "laureddi" (steli di grano germogliati in assenza di luce). La semente germogliata nella brocca di terracotta rappresenta i campi seminati nel periodo autunno-vernino che vengono alla luce in primavera. Le spighe di grano rappresentano il rinnovarsi della fertilità della terra nel corso delle stagioni. Ogni piccolo dettaglio cela un significato intrinseco: i contadini dell'antica tradizione solevano sotterrare la brocca nei campi seminati affinché la Madre Terra favorisse un raccolto abbondante.
Anticamente la festa coincideva con il Solstizio d'Estate (21 giugno) ma con l'avvento del cristianesimo venne spostata al 24 giugno, giorno dedicato a San Giovanni Battista, martire decollato. Da allora, elementi pagani e cristiani si mescolano in questo rito calando nel fascino e nel mistero le viuzze di Alcara.
La festa si svolge subito dopo il crepuscolo; attorno all'altare si festeggia fino alle prime ore del mattino grazie all'animazione di gruppi folk e cantori, tra danze e canti popolari ("chianote" e "ruggere"), duetti che trattano di vita contadina, corteggiamenti scherzosi o amori non corrisposti. Del resto, ad Alcara li Fusi è sopravvissuta una delle ultime tradizioni di musica polivocale della Sicilia, che vanta un ricco repertorio di canti eseguiti senza accompagnamento strumentale.
La festa del Muzzuni e le iniziative che le ruotano intorno celebrano quella diversità naturale, culturale e del paesaggio che è il vero patrimonio delle Aree interne, attorno al quale si sta costruendo una parte significativa della strategia nazionale per il prossimo periodo di programmazione. Come riporta il Documento "Metodi e Obiettivi per un uso efficace dei Fondi comunitari 2014-2020", la tutela e la valorizzazione di questa diversità "può consentire nuove, significative opportunità di produzione e di lavoro: nei comparti del turismo, dei servizi sociali, dell'agricoltura (dove l'idealità ecologica può divenire politica agricola positiva), della rivitalizzazione e valorizzazione degli antichi mestieri, dove possono combinarsi saperi stratificati e innovazione".

 
 
 
 
 
 

Francesca Varia
varia@inea.it

 
 
 

PianetaPSR numero 22 - giugno 2013