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RIFORMA PAC/3

Vino, atterraggio morbido per i diritti d'impianto

L'attuale regime sarà sostituito nel 2016 da un sistema di autorizzazioni, ma per i diritti in portafoglio gli Stati possono concedere ancora 5 anni - E nel 2018 ci sarà la revisione di medio periodo 
Fonte Agea

Raggiunto il 26 giugno, dopo due anni e mezzo di lavori, l'accordo politico tra Parlamento europeo, Consiglio dei ministri della Ue e Commissione europea sancisce per la gestione delle superfici ad uva da vino il passaggio da un sistema di diritti di impianto, nato dal divieto di nuovi impianti, a un meccanismo di gestione delle autorizzazioni di impianto. 
Nel dettaglio, il regime dei diritti di impianto terminerà alla fine del 2015, come tra l'altro previsto dall'attuale OCM, e al suo posto, in linea con le  raccomandazioni formulate lo scorso dicembre dal gruppo di alto livello sul vino, verrà introdotto dal 2016 un meccanismo dinamico di gestione delle autorizzazioni per i nuovi impianti, che prevede una crescita annua limitata all'1% delle superfici vitate (con possibilità di scendere sotto questa soglia motivando).
I diritti validi potranno essere convertiti in autorizzazioni, che non sono comunque commercializzabili, al contrario dei diritti.
Per valutare l'entità del cambiamento che si prospetta e le sue possibili ripercussioni sugli equilibri del settore, bisogna scendere nel dettaglio delle modalità applicative previste.
Per i diritti in portafoglio, infatti, viene comunque consentita la possibilità di estenderne la durata, come misura transitoria, consentendo agli Stati membri - e quindi anche l'Italia - di continuare con il regime di diritti attuale per un massimo di cinque anni. Nel frattempo, nel 2018 interverrà la revisione di metà percorso della PAC.
Ma anche prescindendo da queste considerazioni, bisogna sottolineare che con il nuovo sistema autorizzativo il settore manterrà comunque una forma di regolazione, e sarà l'unico a farlo nell'ambito della PAC, dato che le quote latte scadono nel 2015 e per il regime delle quote dello zucchero l'accordo del trilogo prevede il termine ultimo al 30 settembre 2017.
Insomma, in qualche modo il vino esce dall'accordo finale vedendo riconosciuta una specificità, nonostante i lavori sulla riforma siano partiti dalla posizione severamente pro-liberalizzazione della Commissione.
All'appuntamento con l'entrata in vigore della nuova PAC, la vitivinicoltura italiana arriva comunque con una superficie ad uva da vino in costante arretramento. Il vigneto Italia, che attualmente si estende su 654.823 ettari, ha perso quasi 120 mila ettari, il 15%, dall'inizio del nuovo millennio. Invece l'ammontare dei diritti di impianto non utilizzati è sostenuto e abbastanza stabile nel tempo, ben attestato sopra la soglia dei 50 mila ettari.

 
Fonte: Commissione europea

Nella campagna 2011/2012, in particolare, a formare il potenziale produttivo nazionale contribuivano 53.535 ettari di diritti di impianto, costituiti per 50.017 ettari da diritti di reimpianto nelle mani dei produttori, per 1.904 ettari da diritti di impianto distribuiti dalle riserve ai produttori e non ancora utilizzati, e per 1.614 ettari da diritti ancora all'interno delle riserve.
Tornando alla riforma, così com'è uscita dal trilogo, la nuova OCM conferma per il vino lo strumento del programma di sostegno e le misure previste, seppure introducendo qualche novità. La promozione del vino, ora circoscritta ai Paesi terzi, verrebbe consentita anche nel mercato interno dell'Unione europea, sebbene con qualche correzione. Inoltre, dovrebbe essere possibile finanziare anche l'innovazione, con investimenti materiali e immateriali.
Invece sul versante dei pagamenti diretti, la viticoltura, come le altre coltivazioni permanenti, verrà esclusa dal greening. L'obbligo di  mantenimento, da parte dell'azienda, di un'"area di interesse ecologico" (con destinazione quali maggese, siepi, terrazzamenti,, fasce tampone, elementi caratteristici del paesaggio, superfici oggetto di imboschimento, ecc.)  pari ad almeno il 5% è stato infatti riferito esclusivamente alle superfici a seminativo.
Insomma, sono questi i primi spunti di riflessione che emergono dall'accordo politico raggiunto. Ma per comprendere meglio le implicazioni della riforma per il settore del vino bisognerà attendere la diffusione dei testi finali tradotti dei regolamenti, prevista per l'autunno.

 
 
 
 

Franca Ciccarelli
 

 
 
 

PianetaPSR numero 23 - luglio/agosto 2013