In contemporanea al negoziato sulla riforma della PAC post 2013, è stato portato avanti a Bruxelles il "trilogo ambientale" per l'adozione del nuovo programma quadro di azione ambientale dell'Unione Europea per il 2020. La presidenza irlandese, in corrispondenza della chiusura del suo mandato, è riuscita a trovare un accordo tra Parlamento e Consiglio dopo un lungo e inteso percorso negoziale, seguito in precedenza dalle presidenze danese e cipriota, a partire dalla proposta legislativa della Commissione Europea del novembre 2012.
Il programma, il settimo nel suo genere, si basa sulle realizzazioni significative di decenni di politica ambientale comunitaria e nasce dall'esigenza, nonostante i risultati positivi conseguiti negli ultimi anni, di superare le attuali tendenze non sostenibili nei quattro settori prioritari dei cambiamenti climatici, della biodiversità, dell'ambiente e della salute, nonché da quella dell'uso sostenibile delle risorse naturali e della gestione dei rifiuti a livello comunitario. Tutto ciò comporta costi elevati non ancora debitamente valutati nel nostro sistema economico e sociale.
In questi anni, l'Unione Europea ha adottato una solida legislazione in tema di ambiente e di protezione delle risorse naturali. Tuttavia, come evidenziato, molte tendenze in materia ambientale destano tutt'ora preoccupazione, non da ultimo a causa di un'attuazione insoddisfacente della vigente legislazione ambientale a livello nazionale e regionale.
L'iniziativa del Parlamento e del Consiglio si propone di rafforzare le azioni intraprese per combattere i principali problemi ambientali promuovendo nuove politiche e misure legislative o la revisione di quelle esistenti, nonché una migliore applicazione della legislazione in vigore. Questo piano è stato elaborato in coerenza con il quadro finanziario pluriennale dell'UE per il periodo 2014-2020 e si propone di promuovere l'attuazione delle iniziative politiche della strategia Europa 2020, compresi il pacchetto dell'UE su clima ed energia, la tabella di marcia verso un'economia competitiva a basse emissioni di carbonio nel 2050, la strategia dell'UE per la biodiversità fino al 2020, la tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse e l'iniziativa faro "L'Unione dell'innovazione".
Il provvedimento legislativo fissa un'agenda strategica per le politiche ambientali comunitarie ed individua nove obiettivi prioritari che dovrebbero essere realizzati entro il 2020. Tra questi, proteggere la natura e rafforzare la resilienza ecologica, promuovere un'economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell'impiego delle risorse e sostenibile, e, inoltre, proteggere i cittadini da pressioni e rischi d'ordine ambientale per la salute e il benessere.
Il piano di azione ambientale UE stabilisce un quadro di riferimento per sostenere il raggiungimento di tali obiettivi attraverso una migliore attuazione della legislazione ambientale dell'UE, il miglioramento delle basi scientifiche della politica ambientale, garantendo investimenti a sostegno delle politiche in materia di ambiente e clima e attraverso una migliore integrazione ambientale e maggiore coerenza delle politiche, come, ad esempio, la politica agricola comune.
Per poter raggiungere entro il 2020 gli obiettivi prioritari perseguiti, appare strategico integrare più incisivamente le considerazioni ambientali e climatiche nelle altre politiche settoriali quali l'agricoltura, l'energia e i trasporti, l'economia e l'industria, la ricerca e l'innovazione, l'occupazione e la politica sociale, accompagnandole ad approcci più coerenti e condivisi e in grado di determinare molteplici vantaggi. Queste politiche dovrebbero contribuire ulteriormente al conseguimento di obiettivi e risultati relativi all'ambiente. Allo stesso modo, anche gli sforzi, tesi in primo luogo a ottenere miglioramenti ambientali, dovrebbero essere progettati in modo da dare luogo a benefici trasversali per altri settori politici (green economy, creazione di posti di lavoro "verdi", ecc).
In questo ambito, è da sottolineare l'importante ruolo svolto dalla politica agricola e di sviluppo rurale comunitaria, che, in questi anni, è riuscita a mobilitare considerevoli risorse e ad attuare interventi significativi per garantire l'integrazione con le politiche per l'ambiente e il clima e per promuovere la sostenibilità nelle aree rurali e nelle filiere produttive.
Inoltre, gli elementi che saranno alla base delle future politiche in materia di agricoltura, secondo il recente accordo politico sulla riforma della PAC 2014-2020 (greening, misure agro-climatico-ambientali, indennità Natura 2000 e WFD, ecoinnovazione, ecc), sono contraddistinti da un elevato potenziale a favore di un rafforzamento dell'integrazione tra politica agricola e politica ambientale, e potranno concorrere al raggiungimento degli obiettivi del settimo programma in materia di ambiente dell'UE.
Un altro aspetto di particolare importanza sarà quello di garantire investimenti a sostegno delle politiche in materia di ambiente e clima che siano caratterizzati dall'efficienza sotto il profilo dei costi e siano sostenuti da finanziamenti adeguati con l'aumento dei finanziamenti provenienti dal settore.
Il settore privato dovrebbe venire incoraggiato anche a cogliere le opportunità offerte nel contesto del nuovo quadro finanziario dell'UE, al fine di aumentarne il coinvolgimento negli sforzi intrapresi per raggiungere gli obiettivi ambientali e climatici, in particolare riguardo alla partecipazione ad attività ecoinnovative e all'adozione di nuove tecnologie, mirando in particolare alle PMI. Le iniziative pubblico-privato per l'ecoinnovazione dovrebbero essere promosse nell'ambito dei partenariati europei per l'innovazione, come, ad esempio, il partenariato europeo per l'innovazione in agricoltura.
Per garantire investimenti a favore delle politiche per l'ambiente e per il clima è necessario, in particolare, eliminare gradualmente le sovvenzioni dannose per l'ambiente, favorire un maggiore ricorso a strumenti di mercato che includano misure fiscali, nonché prezzi e tariffe, espandere i mercati per i beni e i servizi ambientali e agevolare l'accesso a strumenti finanziari innovativi.
Inoltre, appare importante sviluppare e applicare indicatori alternativi che integrino e,
contemporaneamente, vadano oltre il PIL, affinché gli indicatori economici vengano integrati con quelli ambientali e sociali.
La visione complessiva proposta vuole ispirare le azioni che saranno realizzate entro e oltre il 2020. Secondo questa visione, nel 2050 vivremo bene e nel rispetto dei limiti ecologici del nostro pianeta. Prosperità e ambiente sano saranno basati su un'economia innovativa e circolare, in cui non si spreca nulla e in cui le risorse naturali sono gestite in modo tale da rafforzare la resilienza della società. La crescita sarà caratterizzata da emissioni ridotte di carbonio e sarà, da tempo, dissociata dall'uso delle risorse, scandendo così il ritmo di un'economia globale sostenibile.
Luigi Servadei
PianetaPSR numero 23 - luglio/agosto 2013