Il 2 marzo 2022 è stata approvata in Senato la proposta di legge con le "disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell'acquacoltura con metodo biologico" (DDL n.S.988 [1]) che ora attende solo di essere pubblicata in Gazzetta.
La legge sul biologico è stata al centro di un dibattito pubblico che ha coinvolto non solo gli esperti di settore ma anche comuni cittadini che, con fervore, si sono ritrovati a esprimere la loro posizione magari confrontandosi con amici e parenti durante un momento di convivialità.
L'atipica escalation di interesse verso una legge che riguarda il settore primario, può essere principalmente ricondotta all'effetto mediatico prodotto dalla costituzione di due fazioni contrapposte sull'opportunità di emanare una legge ad hoc che tutelasse l'agricoltura biologica.
I passaggi parlamentari sono stati lunghi e complessi. L'intero iter di approvazione ha coinvolto tre legislature, sviluppandosi su oltre un decennio.
Inizialmente il confronto si è concentrato sulla necessità di dover difendere un modello produttivo già riconosciuto a livello europeo, e tutelato da apposita normativa comunitaria sin dal 1991, in ragione dei benefici ambientali e di qualità alimentare che porta con sé, nonché delle opportunità di crescita che produce per le aziende agricole.
Riconosciuto dai più il ruolo del biologico come sistema virtuoso e trainante per l'economia del comparto agricolo nazionale, la discussione si è poi spostata sull'opportunità di equiparare l'agricoltura biodinamica al biologico.
L'equilibrio che ha portato all'emanazione del Ddl, votato praticamente all'unanimità -sebbene in quarta lettura- a Palazzo Madama, è stato trovato eliminando dal testo l'equiparazione del metodo biodinamico a quello del biologico.
L'attenzione concentrata su alcuni aspetti del provvedimento ha allontanato i più dall'analisi dei contenuti legislativi che avranno degli effetti tangibili per lo sviluppo del settore del biologico.
I principali che interessano gli operatori agricoli riguardano:
Nei prossimi mesi verrà istituito, presso il Mipaaf, un tavolo tecnico composto da rappresentanti dello stesso Ministero, del Ministero della salute, del Ministero della Transizione ecologica, da rappresentanti regionali e dei Comuni, da appartenenti al mondo della cooperazione agricola, delle associazioni di categoria generaliste e specifiche per il biologico e biodinamico, da rappresentanti dei produttori di mezzi tecnici, da rappresentanti dei consumatori, del mondo della ricerca e dei distretti biologici.
Il tavolo tecnico andrà a sostituirsi al Comitato consultivo per l'agricoltura biologica ed ecocompatibile e al Tavolo tecnico in agricoltura biologica già esistenti. La nuova struttura, che sarà meglio definita nei prossimi mesi con apposito decreto del Ministro, amplierà il campo di azione occupandosi di:
I prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana potranno fregiarsi in etichetta del marchio "Biologico italiano". Si tratterà di un marchio richiesto su base volontaria. Entro i sei mesi dalla pubblicazione in Gazzetta verrà bandito un concorso per l'individuazione del logo. La realizzazione del marchio può contare su uno specifico supporto finanziario definito all'interno del Fondo per lo sviluppo della produzione biologica (Art.9).
Si tratta sicuramente di uno dei provvedimenti più interessanti previsti dalla legge. La necessità di dotarsi di un ulteriore identificativo in etichetta risponde al fabbisogno di rilanciare il biologico lato consumo e, soprattutto, incentivare la vendita di prodotti bio "Made in Italy".
Le aspettative delle aziende bio per questo provvedimento sono alte poiché nei prossimi anni è atteso un'importante aumento dell'offerta di prodotti biologici provenienti da altri Paesi che, nel rispetto della strategia Farm to Fork e della necessità di promuovere la conversione al biologico, diventeranno competitor del bio italiano.
L'idea del marchio nazionale per il biologico non rappresenta una novità nel panorama europeo. La Francia (2012) e la Germania (2002), ad esempio, già da tempo utilizzano un marchio nazionale per i prodotti biologici con le stesse finalità.
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Purtroppo, non si hanno studi che dimostrino l'efficacia e il ritorno per i produttori di un marchio nazionale.
Sicuramente andrà ben comunicato per non incorrere nel il rischio di confondere i consumatori disorientati dalla presenza di un ulteriore identificativo per il biologico in etichetta.
È infatti testimoniato anche da studi della Commissione europea come, nonostante il lungo periodo trascorso dall'istituzione del logo europeo, molti consumatori ancora non riconoscano l'Eurofoglia. Per queste ragioni l'Italia organizzerà delle campagne di comunicazione e promozione che intendono migliorare le capacità di lettura dell'etichetta e delle informazioni sui prodotti biologici.
Entro tre mesi dalla pubblicazione della legge dovrà essere adottato il Piano d'azione nazionale per la produzione biologica e i prodotti biologici.
Il Piano avrà una durata triennale e sarà aggiornato annualmente; le principali azioni promosse intendono favorire la crescita del numero delle aziende biologiche, stimolare l'aggregazione e l'organizzazione lungo la filiera, incentivare la domanda di prodotti biologici nella ristorazione collettiva, migliorare l'analisi statistica del settore, sostenere i distretti biologici, favorire il bio nelle aree montane, migliorare il sistema di controllo, certificazione e tracciabilità, incentivare la ricerca, valorizzare le produzioni tipiche e bio e promuovere azioni per la sostenibilità ambientale.
La predisposizione del Piano è in linea con quanto richiesto nel Piano d'azione europeo [2] che spinge gli Stati Membri a dotarsi di un documento di programmazione nazionale.
Nel 2016 l'Italia aveva già emanato un Piano strategico nazionale [3] per lo sviluppo del sistema biologico che identificava dieci azioni per promuovere il settore. Molte di queste sono assimilabili alle tematiche che tratterà anche il futuro Piano. Il Piano del 2016 aveva scadenza nel 2020 e non è stato più aggiornato.
Con l'obiettivo di aumentare la disponibilità e migliorare la qualità delle sementi biologiche sarà adottato un piano per le sementi. Il piano verrà aggiornato ogni tre anni e promuoverà il miglioramento genetico con l'attivo coinvolgimento degli agricoltori, dei tecnici e dei ricercatori.
Attualmente il mercato delle sementi biologiche presenta un'offerta carente e dei prezzi di acquisto del materiale sementiero e riproduttivo particolarmente elevato. Per questa ragione, nonostante i recenti provvedimenti e la nuova piattaforma più restrittiva per le deroghe, è ancora diffusa la richiesta di utilizzo di semente convenzionale, non trattato, in deroga.
Le azioni del prossimo piano sementiero per il bio sono dunque particolarmente attese dal comparto.
La legge infine offre nuove opportunità per lo scambio e la commercializzazione, anche di materiale biologico eterogeneo, tra aziende nel rispetto del Regolamento (UE) 2018/848 sul biologico rispondendo così a una esigenza da tempo espressa dal territorio (Art.18).
La legge disciplina a livello nazionale i distretti del biologico andando così, per la prima volta, a definire un perimetro comune all'interno del quale dovranno inserirsi le leggi regionali. Finora i distretti del biologico erano considerati tra i distretti del cibo (D.l n.228 del 18 maggio 2001) e normati solo da alcune Regioni. I biodistretti potranno richiedere contributi a insistere sulla Pac per progetti che mirano a semplificare l'applicazione delle norme bio all'interno dell'areale, favorire la crescita e il consumo di prodotti biologici e promuovere la multifunzionalità.
Le aziende agricole biologiche all'interno di un biodistretto possono avere un vantaggio competitivo in termini di sostegno pubblico, gestione dell'offerta, promozione territoriale e condivisione dei risultati specifici della ricerca.
Attraverso questi articoli la legge sottolinea l'importanza dell'aggregazione, sia tra produttori primari sia lungo la filiera con gli attori coinvolti nel processo di trasformazione e commercializzazione di prodotti biologici. Viene istituito un Tavolo di filiera (Art.16) che si farà portavoce delle istanze provenienti dal mondo produttivo. È inoltre incentivata la costituzione di OP (Art.17) specifiche per il biologico che, attraverso i Piani operativi, dovranno programmare l'offerta così da tutelare i prezzi all'origine che, anche nel bio, risentono della volatilità e di effetti speculativi.
L'azione 2 "Politiche di filiera" del precedente PSN 2016 già proponeva una maggiore strutturazione delle filiere bio, anche attraverso la costituzione di OP e Oi multiprodotto biologico. In tal senso i risultati sono stati deludenti poiché al 31 dicembre 2021 risultano solo sei Organizzazioni che indicano "Prodotti biologici" come settore di attività. Il biologico è invece più diffuso nelle OP settoriali (Es. ortofrutta e cereali) dove l'organizzazione e il sostegno pubblico è maggiore. In questi casi è però molto difficile riuscire a monitorare il valore e il quantitativo di merce biologica commercializzato. [4]
Il Parlamento restituisce al Mipaaf un documento di assoluta importanza strategico-economica dalla cui implementazione potranno dipendere le sorti del comparto biologico, che si trova in una fase di crescita delicata, in attesa degli effetti, per il suo sviluppo, che saranno determinati dall'attuazione del Piano Strategico Nazionale per la Pac.
Si tratta comunque di una legge quadro, ovvero di una norma che permette al Governo di emanare dei decreti legislativi sui diversi punti trattati. Per questo il lavoro tecnico che gli uffici del Ministero si appresta a fare nei prossimi mesi, di concerto con il mondo produttivo, è di assoluto rilievo e non si può nascondere come proprio dai dettagli contenuti nella normativa secondaria dipenderà l'efficacia della legge per le aziende biologiche.
Riccardo Meo
Rete Rurale Nazionale
Direzione Sviluppo Rurale Ismea
r.meo@ismea.it
PianetaPSR numero 111 marzo 2022