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Assicurazioni agricole, l'indagine ISMEA fotografa l'asimmetria Nord-Sud

La ricerca evidenzia una profonda spaccatura tra le due parti del Paese, con l'82% dei valori assicurati che si concentra al Nord. 

Scarse disponibilità finanziarie, difficoltà di accesso al credito ed eccessiva frammentazione aziendale. Questi ed altri fattori spiegano l'asimmetria territoriale che ancora ad oggi caratterizza il mercato assicurativo agricolo nazionale, sbilanciato al Nord, dove si concentra l'82% dei valori assicurati, e decisamente poco partecipato dalle regioni meridionali.
Attraverso un'indagine presso un campione di 2.000 agricoltori del Sud Italia, con interviste realizzate tra aprile e luglio del 2018, l'ISMEA ha raccolto le opinioni degli operatori rispetto all'attuale regime assicurativo, ascoltando, mediante focus group e interviste dirette, anche esperti e rappresentati di compagnie e organismi di difesa, centri di assistenza agricoli e organizzazioni dei produttori.

Critiche e difficoltà degli operatori

Sullo strumento assicurativo è emerso un sostanziale malcontento espresso dalla maggior parte degli intervistati appartenenti a tutti i sottocampioni (assicurati, ex assicurati e non assicurati). In particolare, i costi delle polizze e la necessità degli agricoltori di non gravarsi di ulteriori oneri oltre a quelli strettamente connessi all'operatività dell'azienda hanno spinto la metà degli assicurati ad abbandonare lo strumento delle coperture contro i rischi climatici, nonostante il contributo pubblico che copre fino al 70% del costo polizza. Scelte dettate anche da esperienze negative in occasione di perizie e risarcimenti, a detta degli intervistati, e da una generica perdita di fiducia nel sistema assicurativo nel suo complesso. Nel circuito agevolato sono state segnalate, anche da soggetti diversi dagli agricoltori, le problematiche inerenti agli aspetti burocratico-amministrativi, che comportano eccessive dilazioni nei tempi di erogazione dei contributi e incertezza sull'entità degli stessi.
Altro aspetto da rilevare, con riferimento al sottocampione dei non assicurati, è la diffusa mancanza di conoscenza dell'esistenza del contributo, dichiarata da tre quarti dei soggetti intervistati che, per ragioni ancora di ordine economico-finanziario, non sembrano in prevalenza orientati a sottoscrivere polizze agevolate pur in presenza del sostegno pubblico.

Le possibili soluzioni

Una possibile azione di rilancio dovrebbe considerare, a giudizio degli esperti intervistati da ISMEA, una migliore adattabilità dei contratti assicurativi che renderebbe gli stessi più rispondenti alle esigenze del territorio. Si potrebbe in particolare valutare l'introduzione di tipologie contrattuali maggiormente flessibili, prevedendo ad esempio differenti combinazioni di garanzie, più in linea con i profili di rischio specifici dei principali comparti produttivi del Mezzogiorno e valutando l'eventuale allineamento tra finestre temporali di copertura, periodo di manifestazione delle avversità e fasi fenologiche delle colture.
La preferenza mostrata verso l'impiego di pratiche agronomiche di prevenzione dei rischi in ottica "fai da te", piuttosto che di strumenti assicurativi e finanziari, evidenzia la mancanza di una visione evoluta sul tema del risk management da parte degli agricoltori del Mezzogiorno, che dovrebbero invece puntare a una strategia integrata basata su strumenti di difesa attiva - non solo con tecniche agronomiche, ma anche con la dotazione di impianti e strutture di protezione - e passiva, mediante il totale o parziale trasferimento del rischio a terzi, che siano compagnie assicurative, intermediari finanziari o fondi di mutualizzazione.

L'emorragia assicurativa del Sud

Resta l'evidenza della "emorragia assicurativa" che ha caratterizzato le regioni del Sud Italia, con i dati di cinque anni, dal 2014 al 2018, che attestano al 49,4% la riduzione dei valori e al 43,5% quella delle aziende assicurate, nonostante il recupero registrato l'anno scorso. Lo stesso fenomeno è emerso anche nel resto del Paese, ma al Nord i valori assicurati si sono ridotti nello stesso quinquennio di poco più del 7% e nelle regioni centrali del 5% circa.
A confermare gli squilibri geografici sono le diverse incidenze riscontrate nei differenti ambiti territoriali tra il numero delle aziende assicurate e l'intera platea delle aziende agricole desunta dai registri camerali; al riguardo il 2,3% del Sud risulta molto distante dal 18,6% delle regioni settentrionali. Lo stesso emerge dal rapporto tra i valori assicurati e la PPB (la produzione ai prezzi di base del settore agricolo), che al Sud è di appena il 3,3% e al Nord sfiora il 37%.
Emblematico il caso del grano duro: nelle regioni meridionali, dove si concentrano quasi tre quarti delle superfici nazionali destinate a tale coltura, le aziende assicurate sono appena 214, contro 411 nel Centro Italia e 2.700 al Nord.
Va evidenziato, infine, che nel Mezzogiorno l'azienda tipo assicurata, a conferma dell'estrema frammentazione della struttura produttiva dell'area, non è cresciuta tra il 2010 e il 2017, restando ancorata a una dimensione media di poco più di 8 ettari, largamente inferiore agli attuali 19 ettari del Nord e ai 16 delle regioni centrali. In entrambe le ripartizioni geografiche il confronto con i dati del 2010, a differenza di quanto riscontrato al Sud, rivela inoltre un significativo consolidamento delle dimensioni medie aziendali delle realtà assicurate, pari, a inizio decennio, a circa 16 ettari al Nord e a 12,5 ettari nel Centro Italia.

 
 

Nicola Lasorsa
ISMEA

 
 

PianetaPSR numero 78 Marzo 2018