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L'Italia del vino: i numeri di un settore di successo

I dati confermano la leadership produttiva del nostro Paese, che sul fronte dell'export è subito dietro la Francia per il valore.

All'interno del mercato agroalimentare il vino rappresenta uno dei prodotti più globalizzati con dinamiche evolutive e di crescita che non trovano riscontro negli altri comparti e l'Italia è da sempre uno dei principali protagonisti del settore vinicolo mondiale.
Da qualche anno l'Italia conferma la propria leadership produttiva, mentre sul fronte del commercio estero si posiziona seconda a valore, dietro la Francia, e seconda a volume dopo la Spagna.
Il tendenziale calo dei consumi interni, parallelamente al deciso aumento della domanda statunitense ha fatto scivolare l'Italia al terzo posto tra i Paesi consumatori dietro Usa e Francia.
Questo in estrema sintesi la situazione in cui si inquadra il settore vinicolo nazionale. Un settore particolarmente composito, per numero e struttura delle aziende, per segmentazione del prodotto e dei mercati.
Ma andiamo con ordine nella descrizione dei "numeri" di uno dei settori di punta dell'agroalimentare italiano.
Il primo dato positivo per il settore vinicolo italiano arriva proprio dalla prima fase della filiera. Torna a crescere, infatti, il vigneto Italia. Nel 2017 la superficie a vite, secondo i dati dell'inventario, è stata di 652 mila ettari, l'1% in più sull'anno precedente. Già nel 2016 si era invertita la tendenza flessiva che negli ultimi anni aveva visto il vigneto Italia perdere superficie. È certamente un risultato dell'introduzione del nuovo sistema autorizzativo ma anche dei segnali positivi di mercato, sia estero che interno. Nei primi due anni di applicazione del nuovo sistema la domanda di autorizzazioni è stata ben al di sopra delle disponibilità, a dimostrazione dell'attrattività del settore vino soprattutto in certe aree del Paese. Sono state soprattutto le regioni del Nord Est, Veneto e Friuli V.G ad aver impiantato maggiormente e ad aver fatto le richieste maggiori. L'effetto Prosecco e l'introduzione della nuova Dop del Pinot Grigio sono certamente dei volani particolarmente importanti in queste regioni.
Altra nota positiva del 2017 è la conferma della leadership produttiva internazionale. Nonostante un'annata particolarmente difficile, caratterizzata da una molteplicità di eventi climatici avversi, i 42,5 milioni di ettolitri prodotti (dato dichiarazioni di produzione) hanno permesso all'Italia di posizionarsi prima dei principali competitor: Francia e Spagna.
La struttura produttiva italiana conta più di 300 mila aziende agricole e quasi 46 mila aziende vinificatrici. Negli ultimi anni si è assistito ad un processo di concentrazione sia a livello di parte agricola, con una superficie media aziendale che supera ormai i due ettari, sia della parte relativa alla vinificazione. Più della metà del 50% della produzione afferisce al sistema cooperativo.

La produzione vinicola italiana conta, peraltro, su un ricco panorama di 526 riconoscimenti comunitari: 408 Dop e 118 Igp. Positivo è l'incremento di anno in anno delle produzioni certificate che nel 2016 hanno sfiorato i 25 milioni di ettolitri. Nonostante questi volumi particolarmente importanti, si sottolinea ancora una forte potenzialità inespressa soprattutto nelle regioni del Sud. Il Meridione rappresenta in media il 40% della produzione nazionale mentre nelle Ig arriva al 23%. Il gap tra Nord e Sud si amplia se si considera il valore alla produzione: solo il 12% è appannaggio del Sud.
Importante è il peso del fatturato dell'intera industria vinicola. Secondo stime Ismea il fatturato ex fabrica si aggira intorno ai 13 miliardi, il 10% dell'intero settore agroalimentare. Sale al 15% il peso dell'Italia vinicola nelle esportazioni agroalimentari. Nel 2017, infatti, l'export vino ha raggiunto il traguardo dei sei miliardi di euro (+6% sul 2016) a fronte dei 41 miliardi dell'agroalimentare che nel frattempo è cresciuto del 7% sull'anno precedente.
Per ultimo, ma non certo per importanza, i consumi interni. Dopo anni di progressivo calo, nel 2015 c'è stata una timida ripresa della domanda interna che ha ripreso a crescere fino a superare i 22 milioni di ettolitri del 2016. Dato questo che sembra confermarsi anche nel 2017.
Da sottolineare che i volumi consumati all'interno del Paese e quelli consegnati oltre i confini nazionali sono sostanzialmente uguali. Esportare non è una scelta per il settore vino ma una necessità, visti i livelli produttivi. C'è solo da sottolineare che anche sul mercato interno l'attenzione è alta.

 
 

Tiziana Sarnari
RRN/ISMEA

 
 

PianetaPSR numero 70 aprile 2018