L'11 marzo scorso la Commissione Europea ha adottato il nuovo Piano d'azione per l'economia circolare, tassello fondamentale per il Green New Deal, sia per affrontare la crisi climatica che per attuare una transizione verso un'economia circolare e climaticamente neutra entro il 2050.
Il Piano, che individua settori prioritari per i quali è necessario intervenire nell'immediato e introduce misure di tipo legislative e non, ha l'obiettivo di ridurre l'impronta dei consumi dell'UE e di raddoppiare la percentuale di utilizzo dei materiali circolari nel prossimo decennio, sostenendo al contempo la crescita economica.
Nel dettaglio, tale piano contiene azioni contro l'obsolescenza programmata, misure per impedire che i prodotti non sostenibili entrino nel mercato europeo, per limitare i prodotti monouso, con un'attenzione speciale per le microplastiche e le materie plastiche a base biologica e biodegradabili, e per promuovere nuovi modelli di sviluppo con priorità alla riduzione e al riutilizzo.
L'economia circolare fornirà un impulso alla competitività dell'Unione Europea mettendo al riparo le imprese dalla scarsità delle risorse e dalla volatilità dei prezzi e contribuendo a creare sia nuove opportunità commerciali sia modi di produzione e consumo innovativi e più efficienti. Infatti, l'economia circolare rappresenta un insieme di strategie - alcune molto antiche come ad esempio ridurre i consumi, riutilizzare e riciclare e altre nuove come l'idea di noleggiare piuttosto che di possedere le cose - intese a riorganizzare l'economia globale al fine di ridurre l'uso non sostenibile delle risorse, tutelare il clima e il capitale naturale e eliminare gli sprechi e i rifiuti. L'economia circolare, quindi, rappresenta una leva indispensabile per affrontare la crisi climatica e per raggiungere la neutralità climatica.
Per approfondire la tematica, lo scorso 19 marzo si è svolta una conferenza nazionale per presentare il "Secondo rapporto sull'economia circolare in Italia", organizzata dalla Fondazione dello Sviluppo Sostenibile, dalla Circular Economy Network (CEN)[1] e dall'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA).
Nel 2019 l'Italia ha aggiornato la Strategia nazionale per la bioeconomia ma, a differenza di altri Paesi europei, non si è ancora dotata di una Strategia nazionale e di un Piano di azione per l'economia circolare.
Infatti, in merito al tema dell'economia circolare, è stato elaborato solamente il Documento di inquadramento e di posizionamento strategico "Verso un modello di economia circolare per l'Italia". Il 30 dicembre 2019 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la Legge n. 160 del 2019, cd. "Legge di bilancio 2020", contenente alcune prime misure inerenti il Green new deal.
L'art. 1, comma 86, della predetta Legge prevede che a valere sulle disponibilità di un fondo con una dotazione pluriennale complessiva di 2.820 milioni di euro, previsto dal comma 85 del suddetto articolo, il Ministro dell'Economia e delle Finanze sia autorizzato ad intervenire per sostenere programmi specifici di investimento e operazioni finalizzati a realizzare progetti economicamente sostenibili e che abbiano come obiettivo la decarbonizzazione dell'economia, l'economia circolare, il supporto all'imprenditoria giovanile e femminile, la riduzione dell'uso della plastica e la sostituzione della plastica con materiali alternativi, la rigenerazione urbana, il turismo sostenibile, l'adattamento e la mitigazione dei rischi sul territorio derivanti dal cambiamento climatico e, in generale, programmi di investimento e progetti a carattere innovativo e ad elevata sostenibilità ambientale e che tengano conto degli impatti sociali.
L'economia circolare in Italia, nonostante abbia raggiunto nel recente passato risultati importanti, non è ancora ampiamente sviluppata. Infatti, nel periodo tra il 2014 e il 2017, con una crescita del PIL molto modesta (0.9%), i consumi di energia sono aumentati da 166 a oltre 170 Mtep [2] e il fabbisogno energetico è cresciuto del 2%.
Nel nostro Paese, nel periodo tra il 2014 e il 2018, la quota di rinnovabili si è praticamente fermata, è cresciuta solamente di un punto percentuale. Infatti, l'aumento dell'uso dell'energia da combustibili fossili è ancora superiore rispetto a quello delle fonti energetiche a basse emissioni di carbonio. Dai dati forniti dal Global Carbon Project (GCP) si rileva che le emissioni di anidride carbonica antropogeniche, dopo una stabilizzazione del trend di crescita dal 2014 al 2016, sono aumentate dell'1.6% nel 2017 (36.2 Gt) e del 2.7% nel 2018 raggiungendo il valore record di 37.1 Gt [3]. Siamo, quindi, ben lontani dal raggiungimento degli impegni sottoscritti con l'Accordo di Parigi.
L'indicatore fondamentale in grado di illustrare la diffusione dell'economia circolare è rappresentato dal tasso di circolarità. Il tasso di circolarità misura il rapporto tra la quantità di materie prime secondarie derivate dal riciclo e il consumo interno complessivo di materiali.
Dall'analisi dei dati Eurostat 2018 si evidenzia che il tasso di circolarità in Italia è diminuito rispetto al 2014 (18.5%), mentre in Francia, in Germania e nel Regno Unito è incrementato. Nel 2017, il tasso di utilizzo circolare di materia è stato mediamente in Europa dell'11.7%. Infine, l'Italia importa più materie prime riciclate di quante ne esporti.
Il tasso di circolarità (Fonte Eurostat 2018)
Importazioni ed esportazioni di materie prime riciclate in Italia (Fonte ENEA)
Il riscaldamento globale rappresenta un fattore importante per lo sviluppo dell'economia circolare in termini di riduzione della produttività primaria netta nel settore agro-forestale, invasione di specie aliene e riduzione della disponibilità idrica. Tuttavia, le stesse attività dell'economia circolare possono svolgere un ruolo chiave nella lotta ai cambiamenti climatici contribuendo sia in termini di mitigazione e sia di adattamento.
Le potenzialità del settore agricolo in Italia sono rappresentate dalla capacità di sviluppare un'agricoltura in grado di utilizzare tecniche innovative e di coltivazione e gestione del suolo, basate anche su servizi digitali e sul monitoraggio satellitare, in grado di aumentare il sequestro di carbonio organico, contrastare l'erosione del suolo, migliorare la prevenzione del dissesto idrogeologico e la fertilità del suolo. Inoltre, occorre valorizzare e riutilizzare i residui agricoli e forestali al fine di originare prodotti a base biologica come ad esempio i bioprodotti, biofertilizzanti e biocarburanti.
Infine, nella prossima programmazione della Politica agricola comune occorre incentivare azioni in grado di ridurre la pressione esercitata dalle attività agro-forestali sulle risorse naturali e sul clima; potenziare l'agricoltura biologica; supportare l'innovazione favorendo la diffusione dell'agroecologia e delle tecniche dell'agricoltura di precisione al fine di migliorare le prestazioni ambientali del settore e di incrementare la competitività e la resilienza delle aziende agricole.
Per sviluppare l'economia circolare è necessario incentivare il riciclo, promuovere il mercato dei prodotti derivanti dal riciclo, migliorare le tecnologie e sviluppare la bieconomia circolare e sostenibile.
Occorre, altresì, sviluppare strumenti omogenei ed armonizzati di raccolta ed elaborazione dei dati al fine di sviluppare indicatori di performance di economia e bioeconomia circolare in grado di rendere efficace la misurazione della circolarità. Tali indicatori potranno essere utilizzati come criterio di accesso ai fondi di finanziamento.
Note
[1] Progetto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
[2] Megatep, un milione di tonnellate equivalenti di petrolio o tep (unità di misura dell'energia).
[3]Le concentrazioni di CO2 atmosferica sono espresse in parti per milione in volume miliardi di tonnellate. Per confrontare direttamente le emissioni di CO2 con le concentrazioni di anidride carbonica atmosferica, entrambe le grandezze debbono essere convertite in gigatonnellate (Gt) di CO2.
Ilaria Falconi
PianetaPSR numero 89 marzo 2020