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Ucraina

Dinamiche fondamentali dei cereali e situazione degli scambi commerciali con Ucraina e Russia

Analisi della situazione sui mercati internazionali nell'ambito della crisi geopolitica seguita all'invasione russa. 

L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia si è inserita improvvisamente in un contesto in cui, dopo i due anni di crisi dovute all'emergenza sanitaria da Covid-19, sembrava si potessero consolidare i segnali di rilancio mostrati dalle economie mondiali. 

Di fatto, nel corso del 2021 l'economia internazionale aveva fatto registrare segnali di ripresa dopo la crisi generata dalle diverse ondate pandemiche degli ultimi due anni. Rispetto al 2020, il Pil è cresciuto di oltre il 5% sia a livello mondiale che in ambito UE. Ancora meglio il contesto italiano, dove l'incremento del PIL ha superato il 6%. Ma già a fine 2021 erano presenti nello scenario mondiale diversi fattori di rischio per la stabilità e la piena ripresa economica, quali il continuo incremento dei prezzi delle materie prime, la persistenza di ostacoli per la normalizzazione delle attività logistiche e di approvvigionamento, la crisi energetica internazionale, il conseguente aumento della pressione inflazionistica, e le crescenti tensioni geopolitiche. L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio 2022 ha inevitabilmente aggravato questa crisi, inasprendo le tensioni geopolitiche e rendendo sempre più incerte le prospettive economiche e finanziarie a livello globale per l'anno in corso. In particolare, la crisi russo-ucraina ha innescato ulteriori tensioni sui prezzi di tutte le materie prime agricole, sia come diretto riflesso del ruolo dell'Ucraina e della Russia nelle forniture globali di grano e mais, sia indirettamente come risposta dei mercati all'instabilità politica e alle incertezze conseguenti agli effetti delle sanzioni.

I rapporti commerciali dell'Italia con i Paesi coinvolti

Per quanto riguarda l'Italia, l'interscambio dei prodotti agroalimentari del nostro paese con Russia e Ucraina è modesto. Le esportazioni italiane verso la Russia ammontano a 661,1 milioni di euro nel 2021 (1,3% dell'export totale nazionale), con i principali prodotti rappresentati da vini confezionati, vini spumanti e caffè. L'Italia è il primo fornitore di vino e spumanti in Russia, ma le importazioni russe hanno rappresentato, rispettivamente, solo il 2% e il 4% nel 2021 delle vendite totali della filiera vitivinicola nazionale con la Russia. L'export nazionale di prodotti agroalimentari verso l'Ucraina ammonta a 365,3 milioni di euro nel 2021 (0,7% del totale), dove il tabacco, i vini e il caffè sono i prodotti più rappresentativi. Le importazioni di prodotti agroalimentari dell'Italia dalla Russia sono pari a 225,2 milioni di euro nel 2021 (0,5% dell'import complessivo) e dall'Ucraina a 641,2 milioni di euro (1,4% del totale). Nonostante i valori dell'import piuttosto contenuti, la crisi in corso tra Russia e Ucraina desta molte preoccupazioni per l'Italia in considerazione della forte dipendenza dalle importazioni di materie prima. 

I comparti più vulnerabili per l'Italia sono quelli riconducibili all'alimentazione animale (frumento tenero, mais e panelli di estrazione) e, in parte, anche quello per l'alimentazione umana (frumento tenero e olio di girasole). Infatti, nel caso dei cereali, l'Italia è ampiamente dipendente dal commercio estero, importando oltre il 60% dei propri fabbisogni di frumento tenero, poco meno del 50% di mais e il 30% di frumento duro; il mercato nazionale è, quindi, largamente esposto alla volatilità e alle turbative del mercato internazionale.  

Il mercato delle materie prime ha già registrato per tutto il 2021 un forte rialzo, con le quotazioni del frumento e del mais che in Italia hanno raggiunto i livelli record degli ultimi trenta anni; dinamica che si è accentuata nelle ultime settimane.

In tale contesto, un'ulteriore tensione sui mercati è verosimilmente da attribuire alle azioni di limitazioni dell'export che potrebbero essere adottate da alcuni paesi allo scopo di tutelare la propria domanda interna e comportando, in tal modo un peggioramento degli approvvigionamenti. Tra i nostri fornitori, l'Ucraina nel 2021 ha fornito solo il 3% delle importazioni di frumento tenero e il 15% di mais; l'Ucraina ha un ruolo decisamente più rilevante riguardo l'olio di girasole - fornisce all'Italia circa il 50% degli acquisti complessivi sui mercati esteri -  e dei panelli di estrazione di girasole (il 20% dell'import nazionale). La Russia, invece, è il primo fornitore di panelli di estrazione di olio di girasole con una quota di circa il 30%, mentre sono del tutto trascurabili le forniture all'Italia di frumento tenero e frumento duro.

FRUMENTO DURO

Il mercato mondiale del frumento duro è dominato dal Canada, il principale produttore ed esportatore (oltre il 40% dell'export globale); l'Italia è il secondo produttore e primo importatore di granella. Russia e Ucraina hanno un ruolo del tutto marginale, sia dal lato dell'offerta - del tutto residuale - sia riguardo alle esportazioni, dato che congiuntamente rappresentano poco più del 2% dell'export globale. È quindi chiaro che sul fronte del frumento duro, solo fattori antecedenti al conflitto e riguardanti la scarsa produzione nel 2021 hanno impattato sulle dinamiche di mercato attuali.


La domanda nazionale di prodotto estero - che soddisfa mediamente il 30-35% del fabbisogno interno - è rivolta a Canada, USA, Grecia, Francia e Kazakistan; tuttavia, solo minimi quantitativi vengono importati anche dalla Russia. A partire da metà 2020, i listini internazionali della granella hanno subito costanti incrementi in ragione della repentina ripresa della domanda dopo una prima fase post-pandemica, sostenuta anche dall'incremento dei costi di trasporto; il crollo dell'offerta del Canada nel 2021 ha spinto ulteriormente al rialzo le quotazioni. Il prezzo medio nazionale ha raggiunto 501,48 euro/t a febbraio 2020 (+81% sul febbraio precedente).

FRUMENTO TENERO

Il frumento tenero è coinvolto dalla crisi tra Russia e Ucraina, soprattutto in ragione dei grandi quantitativi che esportano a livello internazionale. Infatti, il mercato mondiale del frumento tenero è fortemente influenzato da questi due Paesi che esprimono, rispettivamente, il 21% e il 10% delle esportazioni globali; sul fronte dell'offerta è la Russia a rappresentare una quota più elevata (il 10% dei raccolti mondiali), mentre l'Ucraina detiene il 4% del totale. Le esportazioni di frumento tenero di Russia e Ucraina sono tuttavia indirizzate in maggior misura verso Egitto, Tunisia, Turchia, alcuni paesi asiatici e alcuni africani, probabilmente in ragione di un livello qualitativo non sempre in grado di soddisfare i parametri tecnologici più alti.  I principali paesi fornitori italiani sono, con ampia prevalenza, appartenenti all'Ue; dall'Ucraina proviene solo il 3% - 5% dei volumi acquistati oltre confine. La guerra in corso può verosimilmente impedire l'accesso ai mercati mondiali del 30% delle forniture di entrambi i paesi in causa e l'impatto sui prezzi mondiali della granella è inevitabile pur in un contesto di partenza non particolarmente critico nei fondamentali. È anche vero che i paesi destinatari del prodotto russo e ucraino difficilmente sono in grado di rivolgersi in sostituzione ai mercati europei, soprattutto ai prezzi attuali.

In Italia, il prezzo rilevato dall'Ismea ha raggiunto 312,98 euro/t lo scorso febbraio (+32% su febbraio 2021); nella terza di settimana di marzo, il prezzo ha toccato il record di 407,27 euro/t.

MAIS

Anche il mais è fortemente colpito dalla crisi; l'Ucraina, infatti, detiene un ruolo rilevante nel mercato mondiale del mais, non in termini produttivi (rappresenta solo il 3% dell'offerta mondiale), ma perché è tra i principali esportatori soddisfacendo il 15% delle richieste globali. La Russia, al contrario, è marginale sia in termini produttivi che di export. 


Anche in questo caso, il conflitto in corso determina di fatto l'indisponibilità di una buona quota di prodotto ucraino sui mercati mondiali, con conseguente ulteriore incremento dei prezzi, in ragione della concentrazione della domanda su minori offerenti. L'Ucraina si posiziona al quarto posto tra i principali esportatori destinando il prodotto soprattutto in Cina, Paesi Bassi e Spagna. La Russia è al settimo posto della graduatoria confermando anche in questo caso legami commerciali con la Turchia e alcuni paesi asiatici. La domanda nazionale sui mercati esteri è rivolta in maniera consistente all'Ucraina che soddisfa il 15% dell'import totale nel 2021, posizionandosi al secondo posto tra in fornitori nazionali, dopo l'Ungheria. Riguardo la diversificazione dei mercati di approvvigionamento, nel caso del mais si pone un problema di ordine qualitativo; alcuni paesi esportatori del continente americano, infatti, coltivano spesso prodotto OGM o con livelli di residui chimici non sempre in linea con gli standard europei. In Italia, il prezzo rilevato dall'Ismea ha raggiunto 283,10 euro/t lo scorso febbraio (+27% su febbraio 2021); durante la terza settimana di marzo il prezzo ha raggiunto anche in questo caso un livello record pari a 404,38 euro/t.

ORZO

La Russia è il primo produttore mondiale di orzo e il secondo esportatore. Il ruolo dell'Ucraina è meno rilevante esprimendo il 6% dell'offerta globale, anche se la quota dell'export (12%) si avvicina a quella della Russia (14%). Il principale sbocco commerciale dell'orzo esportato da Russia e Ucraina è l'Arabia Saudita e, in generale, nessuno dei principali destinatari è appartenente alla Ue. Le importazioni di orzo dell'Italia provengono dai paesi comunitari, del tutto irrilevanti sono le forniture di Russia e Ucraina. 

Anche il prezzo della granella di orzo ha mostrato rincari significativi; in Italia, il prezzo rilevato dall'Ismea ha raggiunto 290,60 euro/t lo scorso febbraio (+52% su febbraio 2021). La recente fiammata dei mercati ha riguardato anche l'orzo con un prezzo nella terza settimana di marzo che ha raggiunto 379,00 euro/t; anche in questo caso un record.

PANELLI DI ESTRAZIONE DELL'OLIO DI GIRASOLE

I panelli di estrazione dell'olio di girasole sono un sottoprodotto del processo di disoleazione del seme, destinato all'industria mangimistica. Ucraina e Russia occupano le prime due posizione nel ranking dei paesi esportatori; tra i principali paesi di destinazione, l'Italia figura solo come acquirente dei panelli esportati dalla Russia. In riferimento alla domanda estera nazionale, Russia e Ucraina tuttavia rappresentano i primi due fornitori dell'Italia soddisfacendo, rispettivamente, il 29% e il 24% delle importazioni totali nel 2021. 

FERTILIZZANTI

Rimanendo in ambito agricolo, dal lato degli input utilizzati per la produzione agricola, è da sottolineare la rilevanza della Russia nella produzione ed esportazione di fertilizzanti. La Russia è, infatti, il primo esportatore a livello globale di fertilizzanti con 6,9 miliardi di euro nella media 2018-20 (13% del totale export mondiale). Oltre il 30% dell'export in valore della Russia è inviato in Brasile e USA; decisamente più polverizzate sono le esportazioni verso le altre destinazioni. La limitazione dell'export di fertilizzanti recentemente deciso dalla Russia avrà verosimilmente l'effetto di acuire una tensione dei prezzi già in atto dalla metà del 2021, similmente a tutte le materie prime, determinando un ulteriore aumento dei costi agricoli di produzione. L'Ucraina detiene invece una posizione poco importante, è trentottesima tra i principali esportatori con 197 milioni di euro, prevalentemente in India. Le importazioni italiane di fertilizzanti provengono soprattutto dall'Egitto. Tuttavia, Russia e Ucraina soddisfano congiuntamente il 13% delle richieste totali all'estero.

 
 
 
 

Linda Fioriti, Cosimo Montanaro
ISMEA

 
 

PianetaPSR numero 111 marzo 2022