La recente pubblicazione, da parte dell'Istat, dei dati sull'andamento economico del settore agricolo nel 2012 a scala regionale, mette in evidenza per il Piemonte un incremento del valore della produzione del 4% rispetto all'anno precedente, espresso a prezzi correnti. L'incremento è in gran parte dovuto non tanto a un aumento del volume produttivo ma alla crescita dei prezzi agricoli, come testimoniato dal dato calcolato a valori concatenati che, depurando l'effetto prezzi, cresce in misura molto più contenuta (1,4%).
Purtroppo, l'impennata dei costi intermedi è stata ancora più intensa (+5,6% in valori correnti), comprimendo l'aumento del valore aggiunto entro il 2%; il dato del Piemonte risulta comunque migliore rispetto a quello nazionale (+ 0,8% sempre a prezzi correnti).
Includendo nel campo di osservazione gli anni a partire dal 2005, il grafico basato sui valori concatenati, che neutralizza le oscillazioni legate ai prezzi, mostra un andamento quasi piatto: questo significa che la capacità produttiva dell'agricoltura regionale è rimasta invariata anche negli anni più intensi della crisi.
Molto diverso il quadro che emerge dal grafico a valori correnti, che tiene invece conto delle oscillazioni dei prezzi i quali, negli ultimi anni, sono state particolarmente intense. Il grafico evidenzia quindi la flessione subita dall'agricoltura piemontese nel 2009 e nel 2010, seguita poi da un recupero. L'elemento di preoccupazione, anche nel medio periodo, si conferma l'andamento dei costi, che impedisce che il maggiore valore della produzione si trasmetta anche in termini di valore aggiunto, cioè in pratica di reddito per gli agricoltori. Un altro aspetto ormai conclamato è la persistenza di un'elevata volatilità dei prezzi, che si sta rivelando un elemento di condizionamento e di rischio crescente, sia per l'agricoltura sia per la stabilità della filiera agroalimentare nel suo complesso.
Andrea Gamba
PianetaPSR numero 23 - luglio/agosto 2013