Le foreste italiane hanno raggiunto un'estensione di 11 milioni di ettari, coprendo il 36,4% della superficie nazionale e i settori produttivi ad esse legati occupano circa 350 mila addetti. Una politica di gestione efficace può permettere ampi margini di crescita per il settore collegato.
È quanto emerge dal primo Rapporto nazionale sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia - RAF Italia 2017-2018. Il documento, frutto della collaborazione tra 214 ricercatori e tecnici del settore, raccoglie dati, informazioni e buone pratiche forestali. Fotografando in modo chiaro e facilmente consultabile le diverse realtà regionali, fornisce uno strumento indispensabile per un'accurata progettazione delle politiche.
Il Rapporto è stato presentato il 21 Marzo scorso, in occasione della Giornata internazionale delle Foreste proclamata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, presso la sala Cavour del MIPAAFT.
Il Rapporto, redatto in ottemperanza al comma 3, art. 15 del D.lgs. n° 34 del 2018, (Testo unico in materia di foreste e filiere forestali TUFF), è il frutto di un lungo lavoro di concertazione realizzato nell'ambito delle attività previste dal Programma Rete Rurale Nazionale 2014-2020.
Il lavoro ha trovato nella Direzione Foreste del MIPAAFT il coordinamento operativo e nel Centro Politiche e Bioeconomia del CREA, supportato dalla Compagnia delle foreste, un coordinamento tecnico scientifico.
Le attività di lavoro hanno coinvolto 214 esperti del settore, appartenenti alle amministrazioni Regionali e delle Provincie autonome, dei Ministeri competenti e degli enti ISTAT, ISPRA, ISMEA, AGEA, nonché la collaborazione dell'Arma dei Carabinieri Forestali, delle Università e di numerose associazioni di settore e di categoria.
Dall'esigenza di avere per il settore forestale nazionale un insieme di informazioni e di dati statico-economici coerenti e omogenei nasce il RAF 2017-2018. Lo scopo è quello di accrescere la conoscenza sulle nostre foreste e sulle filiere forestali, raccogliendo in un unico contenitore le statistiche di settore esistenti oggi ma soprattutto costruire un percorso che fornisca informazioni e dati attendibili e certificati, anche in previsione delle necessità conoscitive utili alla nuova fase di programmazione europea 2021-2027.
La ricchezza del territorio italiano è data dalla sua eterogeneità e avere un Rapporto informativo che fotografi l'intero territorio nazionale, con dati comparabili tra loro, è di certo un passo indispensabile per implementare efficaci politiche e definire obiettivi chiari.
Il documento affronta 8 aree tematiche (Patrimonio foreste, Gestione Forestale, Alberi urbani e monumentali, politiche forestali, prodotti legnosi e non legnosi, servizi ecosistemici, imprese e lavoro boschivo), analizzate attraverso più di 90 indicatori numerici. Nonostante ciò, non dobbiamo vedere questo Rapporto solo come una grande raccolta di numeri. Infatti vengono anche riportate più di cento "notizie" proveniente dal settore forestale e numerosi approfondimenti su temi specifici. Inoltre, per una condivisione delle buone prassi che possa aiutare la crescita del settore, vengono anche presentate esempi di buone pratiche a livello regionale che meritano visibilità nazionale al fine di poter essere replicate in altre realtà.
Il progressivo aumento della superficie forestale nazionale, ci carica di una grande responsabilità in termini di gestione del territorio. Il paesaggio boschivo è un patrimonio non solo biologico ma anche sociale e culturale poiché frutto dell'interazione, nei secoli, tra uomo e natura. Lo scopo, condiviso con il TUFF, è aiutare tramite una corretta legislazione una gestione forestale attiva e sostenibile, indispensabile per una rigenerazione del settore e per frenare l'abbandono delle aree rurali. Qui di seguito riportiamo sinteticamente parte del contenuto suddiviso in dodici punti:
Si è assistito negli ultimi anni a un trend positivo riguardo l'aumento della superficie forestale italiana. Il bosco copre circa 11 milioni di ettari, il 36,4% della superficie nazionale, un aumento del 72,6% se paragoniamo la situazione attuale a quella del 1936 e solo del 4,9% rispetto al 2005.
Nella figura 1 seguente la superficie forestale per ogni regione.
In media in Europa si preleva dai boschi circa il 60% dell'incremento annuo di biomassa. In Italia il prelievo annuo è stimato tra il 18 e il 37% dell'incremento (non ci sono analisi unanimi). Sicuramente ciò è una buona notizia, ma l'Italia può aumentare razionalmente il proprio prelievo di legna e legname senza intaccare il capitale naturale attraverso una gestione forestale sostenibile.
Le tipologie di bosco che contribuiscono maggiormente all'incremento annuo totale sono: le faggete, i castagneti e i boschi di abete rosso. Nei popolamenti di latifoglie, per larga parte governati a ceduo, avviene il maggior numero d'interventi selvicolturali ma la massa legnosa ottenuta non si discosta dai prelievi avvenuti nei boschi di conifere. In Italia il prodotto legnoso prevalente rimane ancora la legna da ardere ma vi sono ampi margini di miglioramento qualitativo per nuovi assortimenti.
Nella figura 2 la comparazione dei prelievi di legna da ardere e legno da industria negli anni.
I dati sugli incendi boschivi ci dicono che nonostante l'ultimo decennio abbia visto una diminuzione della superficie forestale percorsa dalle fiamme, eventi catastrofici come quello del 2017, annus horribilis per tutta la penisola, si ripetono ancora con troppa frequenza. Le nostre foreste necessitano un ulteriore miglioramento del servizio di Anti Incendio Boschivo. Aumentano i rischi naturali d'innesco (siccità, ondate di calore, aumento biomassa combustibile, ecc), e assumono particolare importanza i boschi d'interfaccia, boschi a ridosso di zone abitate, caratterizzati spesso da un'elevata infiammabilità.
La gestione forestale non può che rappresentare un fattore positivo alla prevenzione di queste catastrofi.
L'interesse per la gestione forestale è, in effetti, dimostrato dall'aumento della certificazione volontaria (FSC e PEFC). Sono quasi 4.000 le aziende con una certificazione di custodia (CoC) e il 9% delle foreste è certificato, un dato ancora minoritario ma incoraggiante.
Lo stato del settore e la sua importanza sono definiti dal numero d'imprese e di addetti che ci operano. Le imprese sono aumentate del 14% dal 2011 al 2016 raggiungendo le 6.471 unità ma il numero di addetti è in calo. Il quadro raffigura società di piccole dimensioni con pochi operatori (1,88 in media).
Grazie all'avanzare della meccanizzazione nel settore forestale, si riducono le operazioni strettamente manuali; questo evidenzia la necessità di formare i lavoratori. Tra le Regioni però solo undici prevedono obblighi formativi per gli operatori forestali. La formazione è un aspetto chiave per migliorare l'interazione con le macchine, aumentare la consapevolezza sulla sicurezza nel lavoro, gestire sostenibilmente il patrimonio forestale, sviluppare il settore e incrementare la competitività delle imprese. Per sensibilizzare gli operatori forestali, le quattordici Regioni in cui è presente l'Albo delle imprese del bosco hanno inserito la formazione professionale tra i requisiti per l'iscrizione. Uno dei decreti attuativi del TUFF consentirà di ridurre le differenze tra i diversi approcci regionali finora adottati.
Il basso prelievo di legname nazionale si ripercuote sulle industrie di trasformazione che soddisfano il loro fabbisogno con importazioni di segati, legno grezzo e legno da industria proveniente da paesi terzi a elevato rischio di illegalità ambientale e sociale.
L'Italia è un importatore netto di legna e legname; In attuazione del sistema europeo di "dovuta diligenza" vengono limitati i rischi d'importazione di legno illegale nelle filiere di approvvigionamento. Il settore della carta e cartone è l'unico in pareggio in termini d'importazioni ed esportazioni.
La filiera del pioppo suscita un interesse crescente, infatti aumentano le nuove piantagioni e la produzione industriale nel comparto dei pannelli è in ripresa. Nell'edilizia il legno è in una fase di crescita costante, in controtendenza rispetto all'intero settore delle costruzioni.
Gli indicatori analizzati fanno ben sperare ma dal 2009 a oggi il numero di aziende specializzate nel taglio e dimensionamento del legno per l'edilizia, di segherie e d'imprese della seconda trasformazione del legno è in costante calo, insieme al numero di occupati nel settore. Le sei Regioni che hanno un numero di addetti per impresa superiore alla media nazionale sono: Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Marche.
Dal bosco si prelevano anche prodotti selvatici non legnosi a elevato valore economico ma informazioni quantitative sull'attività sono oggi difficilmente reperibili. Monitorando le associazioni che gravitano nel settore e le licenze necessarie alla raccolta di questi si può affermare che esiste un interesse crescente per funghi e tartufi, mentre la castanicoltura e la trasformazione del sughero sono settori ancora in difficoltà.
Le foreste oltre ad essere fonte di materiale legnoso e non legnoso ricoprono importanti funzioni ambientali (tutela della biodiversità e del suolo, regolazione cicli naturali, stoccaggio e cattura del carbonio), sociali e culturali (servizi turistico ricreativi, educativi, estetici). Il RAF attraverso gli indicatori cerca di descrivere i servizi ecosistemici derivanti dai boschi italiani. Oltre 620.000 sono gli iscritti ad associazioni escursionistiche. Aumentano le realtà imprenditoriali in bosco che sfruttano i servizi ecosistemici come ad esempio i 192 parchi avventura e i 71 asili in bosco. Questi servizi hanno un enorme potenziale economico se si pensa che ammontano a quasi 2 milioni di euro le transazioni per progetti di compensazione della CO2.
L'analisi non si limita a tematiche prettamente forestali ma coinvolge il mondo degli alberi fuori foresta, degli alberi monumentali e del verde urbano. Per quanto concerne quest'ultimo, è possibile affermare che c'è una grande concentrazione di alberi in città, infatti ogni italiano ha a disposizione 27 m2 di verde in aree urbane ben sopra la soglia di qualità della vita (9-11 m2). Il dato non include le amministrazioni comunali prive di un censimento puntuale della vegetazione urbana. Il problema non è quantitativo ma qualitativo, legato alla cattiva gestione degli alberi in città, in contrasto con un sempre maggiore interesse degli italiani per gli alberi, il verde e le foreste. In figura 3 la suddivisione delle aree costruite nei suoi diversi elementi:
I dati qui riportati sono solo alcuni presenti nel documento, che sarà presentato e illustrato al pubblico il 30 maggio con un evento tecnico-scientifico della Rete Rurale Nazionale, presso l'aula magna del CNR, piazza Aldo Moro, Roma.
Bibliografia:
RAF Italia 2017-2018; Rapporto nazionale sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia 2017-2018, prodotto della Rete Rurale Nazionale, Compagnia delle Foreste, Roma; ISBN: 978-88-98850-34-1
Luca Caverni
Antonio Pepe
Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l'Analisi dell'economia agraria (CREA) - Centro di Ricerca Politiche e Bioeconomia
Osservatorio Foreste;
luca.caverni@crea.gov.it
antonio.pepe@crea.gov.it
PianetaPSR numero 78 marzo 2019